Salute

Come influisce realmente l’obesità sulla salute mentale?

Pubblicato il03 Aprile 2025 Lettura 25 min

Oggi, tra i 4,7 e i 17,2 milioni1Le handicap en chiffres – édition 2024 | Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques. https://drees.solidarites-sante.gouv.fr/publications-communique-de-presse-documents-de-reference/panoramas-de-la-drees/241128_Panorama_Handicap2024 di francesi di età superiore ai 5 anni vivono con una disabilità. Per facilitare la loro autonomia e inclusione nella vita della città, la Legge per l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità, la partecipazione e la cittadinanza delle persone con disabilità è stata promulgata l’11 febbraio 2005. Da allora, il riconoscimento amministrativo e il tasso di occupazione delle persone con disabilità sono aumentati, ma il loro tasso di disoccupazione rimane il doppio rispetto a quello della popolazione generale (12% contro 7%), secondo l’Agefiph22005 – 2025 : évolution de l’emploi des personnes en situation de handicap. (2025, March 7). Agefiph. https://www.agefiph.fr/actualites-handicap/2005-2025-evolution-de-lemploi-des-personnes-en-situation-de-handicap. In questo articolo, Alcimed analizza l’impatto della legge dell’11 febbraio 2005 sulla disabilità, 20 anni dopo la sua promulgazione.

Cos’è l’obesità e qual è il ruolo del cervello in questa malattia?

Secondo l’OMS, l’obesità è una “malattia cronica complessa definita da un eccessivo accumulo di tessuto adiposo che può nuocere alla salute”. Questa patologia multifattoriale rende i pazienti più a rischio di sviluppare disturbi cardiovascolari e diabete. Infatti, essendo caratterizzata come il risultato di un consumo eccessivo di grassi e zuccheri, l’obesità è una malattia che coinvolge costantemente il cervello e i suoi sistemi di regolazione. Se deregolati, questi sistemi possono avere conseguenze drammatiche sul funzionamento dell’organismo, aumentando la comparsa di altre malattie e, in particolare, di comorbilità.

Ad esempio, il consumo prolungato di acidi grassi saturi stimola la produzione di citochine (proteine di segnalazione del sistema immunitario) che attivano mediatori dell’infiammazione a livello dell’ipotalamo. L’attivazione non controllata di questi mediatori può provocare una resistenza all’insulina o alla leptina, favorendo così l’accumulo di trigliceridi nel corpo e la comparsa di malattie metaboliche come il diabete.

Parallelamente, il consumo eccessivo di zucchero è direttamente associato all’obesità e coinvolge anch’esso l’ipotalamo, la parte del cervello responsabile della regolazione metabolica ed endocrina.

Infatti, è stato dimostrato che una dieta ipercalorica aumenta la produzione di cellule della microglia, il primo livello di difesa del sistema immunitario. Questa sovrapproduzione di cellule gliali stimola la risposta infiammatoria dell’ipotalamo, potendo portare a disfunzioni neuronali legate al metabolismo energetico, favorendo così la comparsa di malattie cardiometaboliche.

Quali sono le conseguenze dell’obesità sulla salute mentale?

Oltre a queste comorbilità, l’obesità aumenta l’incidenza della depressione e dell’ansia in funzione dell’entità del disfunzionamento metabolico. Infatti, esiste una correlazione bilaterale provata tra l’indice di massa corporea e la depressione, sia nelle donne che negli uomini: più l’IMC è elevato, maggiore è il rischio di sviluppare sintomi ansiosi o depressivi.

Conseguenze a livello biologico…

Innanzitutto, questo aumento del rischio di depressione e ansia è direttamente legato alle conseguenze di una dieta ricca di grassi e zuccheri sul cervello. Infatti, ricerche hanno rivelato che un’alimentazione ricca di grassi (HFD) prolungata aumentava i comportamenti di tipo ansioso e depressivo e i deficit neurocomportamentali. Più precisamente, le risposte infiammatorie eccessive provocate dalla sovraconsumo di zucchero e grassi hanno conseguenze dirette sui disturbi dell’umore, l’ansia e la depressione. Infatti, diversi studi hanno dimostrato il legame tra infiammazione e depressione, e più in particolare tra il livello di citochine prodotte e rilasciate e la depressione. È stato provato che queste ultime influenzano una grande maggioranza delle vie patogenetiche della depressione, alterando: l’espressione dei neurotrasmettitori, la funzione neuroendocrina, la plasticità sinaptica e i nuclei grigi centrali. Le somiglianze tra il comportamento patologico indotto dalle citochine e la depressione maggiore confermano il ruolo dell’infiammazione nella depressione, così come gli effetti antinfiammatori di un trattamento antidepressivo efficace.

…e ripercussioni psicologiche e sociali

Al di là delle conseguenze biologiche dell’obesità sulla salute mentale, questa patologia ha anche un impatto sociale importante per i pazienti. Mentre le alterazioni dell’immagine di sé sono frequenti, i ripetuti insuccessi di diete o trattamenti possono aggravare la situazione, compromettendo ulteriormente la fiducia e l’autostima del paziente. Inoltre, la forte stigmatizzazione delle persone in sovrappeso o obese ha conseguenze drammatiche sulla loro qualità di vita e sulla loro salute mentale. Uno studio francese condotto nel 2019 ha rivelato che il 45% delle persone intervistate concordava sul fatto che l’obesità fosse dovuta a una mancanza di volontà. Peggio ancora, le persone in sovrappeso o obese intervistate mostravano anch’esse punteggi non nulli, testimoniando l’interiorizzazione di questo pregiudizio. Questi pregiudizi hanno ripercussioni a ogni livello, sia nella sfera intima che in quella professionale. Ad esempio, le donne obese riportano otto volte più spesso delle donne con un IMC nella norma di essere state discriminate a causa del loro aspetto fisico. Discriminazione nell’assunzione, molestie morali e fisiche, senso di esclusione… Queste conseguenze, direttamente legate al peso dei pazienti, impattano la loro salute mentale e la loro qualità di vita, portando, ad esempio, all’insorgenza di disturbi del comportamento alimentare.

Quali possibili strategie per prevenire i rischi per la salute mentale dei pazienti in sovrappeso e obesi?

Per accompagnare al meglio questi pazienti, è necessario sviluppare un approccio olistico alla loro presa in carico e integrare nella riflessione tutte le dimensioni che influenzano la loro salute e il loro percorso di vita. Queste dimensioni possono essere di ordine personale, professionale, sociale, medico o economico.


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Dal punto di vista medico, innanzitutto, è fondamentale che i pazienti beneficino di un’assistenza multidisciplinare, che permetta di trattare le cause e le conseguenze dell’obesità: medico di base, endocrinologo, nutrizionista, ma anche psicologo o psichiatra. L’implementazione di screening regolari per i disturbi mentali nei pazienti obesi e l’intervento precoce di psicologi o psichiatri ai primi segni di disagio permetterebbero di prevenire danni irreversibili alla salute mentale. Una volta individuati questi disturbi, un supporto psicologico è essenziale per i pazienti che ne sentono il bisogno, sia sotto forma di consultazioni private con uno psicologo o un coach in psicologia positiva, sia all’interno di un gruppo di supporto. Infine, per combattere la stigmatizzazione e la discriminazione di cui sono vittime le persone in sovrappeso, è cruciale sensibilizzare il grande pubblico, ma anche i professionisti della salute, su questa malattia, attraverso l’educazione o politiche anti-discriminazione.

L’obesità è una patologia multifattoriale che ha un forte impatto sulla salute mentale dei pazienti, poiché favorisce lo sviluppo di disturbi ansiosi e depressivi. I pazienti si ritrovano quindi in un circolo vizioso: ansia e depressione incoraggiano il consumo eccessivo di alimenti ricchi di grassi o zuccheri. L’autopercezione cambia, favorendo l’insorgenza di insicurezze; e la stigmatizzazione subita può accentuare i disturbi psicologici e, in particolare, l’insorgenza di DCA (disturbi del comportamento alimentare). La presa in carico psicologica dei pazienti obesi è quindi una necessità assoluta, fin dai primi segni di disagio.

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Informazioni sull’autore,

May-Lise, Consulente all’interno del team Salute di Alcimed in Francia.

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